Vernaccia di Oristano
sin.
Vernaccia bianca, garnaccia, moranina, granazza.
|
Storia:
La Vernaccia di Oristano deve l'origine del suo nome, esattamente come tutte le uve “vernaccia”, dal latino vernacula, cioè uva tipica del luogo, quindi presente da tempi immemori. Si suppone infatti che la Vernaccia di Oristano fosse già coltivata dai Fenici, come testimoniato dai reperti archeologici rinvenuti nell'antica città di Tharros, nei pressi dell'odierna Cabras, in provincia di Oristano. Altri fanno inoltre risalire il termine “vernaccia” al latino vernum, cioè “primavera”. Si deve alla giudicessa Eleonora d'Arborea che nel XIV secolo sostenne e incoraggiò la coltivazione della Vernaccia di Oristano, attuando la celebre “Carta de Logu”, un codice di leggi che includeva - fra le tante - norme sulla coltivazione dei vigneti, la cui stesura fu iniziata da suo padre Mariano IV. La Vernaccia di Oristano è prodotta con l'omonima uva e si produce con tecniche del tutto simili ai grandi vini fortificati di Spagna, in particolare il Jerez, o Sherry, tuttavia, a differenza di questi, non è un vino fortificato. Nonostante questo, il volume alcolico della Vernaccia di Oristano è spesso superiore al 15%.
La particolarità della Vernaccia di Oristano è rappresentata dal singolare modo di maturazione. Le botti sono lasciate scolme così da favorire una forte ossidazione del vino e la risalita dei lieviti in superficie, così da formare un “velo”, comunemente detto flor. Questo “velo”, grazie al metabolismo dei lieviti che lo compone, contribuisce a sviluppare la complessità organolettica della Vernaccia e - allo stesso tempo - protegge il vino da un'eccessiva ossidazione. Con il tempo, la Vernaccia viene travasata in botti di volumi progressivamente minori, sviluppando e raffinando ulteriormente i suoi profumi e i suoi sapori. |
Diffusione:
E' diffuso in Sardegna, particolarmente in provincia di Oristano. |